giovedì 18 dicembre 2008

Tra uno schiavo e un padrone non può esserci pace

Oggi ho intervistato T., 23 anni, palestinese

Taccazzi alti e neri, jeans aderenti, giacchetta un pò aderente che arriva al ginocchio e il velo che le incornicia il volto, un pò paffuto, bello, vero..e gli occhi, due occhi giganti neri neri e un pò lucidi.

Non lo avrei mai detto, ma è un ex detenuta, prigioniera politica.
L'accusa? Manifestazioni e volantini contro l'occupazione, sui diritti umani all'università.
La prima volta che le ho chiesto perchè era entrata in carcere mi ha risposto con una naturalezza disarmante: "Perchè sono Palestinese".

Mi ha raccontato del carcere, mi ha disegnato la cella, mi ha raccontato l'arresto, i 27 giorni in isolamento, ma è riuscita a riempirsi gli occhi di lacrime solo parlando del suo ragazzo.
E io, proprio donna fino in fondo......

Il suo ragazzo è in carcere, 7 anni di carcere, prigioniero politico.
Lei non lo può vedere, perchè essendo un ex detenuta lei non può muoversi dalla Palestina, anzi dal distretto di Ramallah per l'esattezza.
Mi dice: "Sai Vale come funzionano le cose qua in Palestina....qua si fa il "fidanzamento generale", quello per tutti e così due anni fa l'abbiamo fatto". Una settimana dopo è stato arrestato.
"Ma tu devi vedere com'è bello, gli occhi mi fanno impazzire, più bello di quando ci siamo conosciuti all'università".
E ce la ridiamo come se stessimo parlando del tipo che abbiamo incontrato ieri sera al Vag.
Innamorata e consapevole di esserlo, quasi non preoccupata dei 5 anni che deve ancora scontare per finire la condanna, "ma poi ci sposiamo...i figli dopo, perchè prima voglio stare con lui e basta"...cinque anni senza una carezza, una bacio, uno sguardo...
"Mi ha promesso che mi porterà in Italia, perchè lo sa che adoro l'Italia"...ma lo sa e me lo dice che non sarà così, perchè loro non potranno mai uscire dalla Palestina.



E' preoccupata solo perchè lo stipendio che le danno è proprio basso (la metà rispetto a quello che danno alle colleghe inglesi e italiane....alla faccia della cazzo di cooperazione) e lei non ce la fa a mantenere la mamma e le tre sorelle ora che il papà è morto; però mi dice che non ha paura del carcere, perchè la "mia vita in Palestina è una prigione a cielo aperto."

Potete legarmi mani e piedi

Togliermi il quaderno e le sigarette

Riempirmi la bocca di terra:

La poesia e' sangue del mio cuore vivo

sale del mio pane, luce nei miei occhi.

Sara' scritta con le unghie, lo sguardo e il ferro,

la cantero' nella cella della mia prigione,

al bagno,

nella stalla,

sotto la sferza,

tra i ceppi

nello spasimo delle catene.

Ho dentro di me un milione d'usignoli

Per cantare la mia canzone di lotta.

[Mahmoud Darwish, poeta palestinese]


"Però è la mia terra, io non mi ci sposto, ORGOGLIOSA DI ESSERE PALESTINESE...anzi ti dico che se non fossi palestinese, desidererei esserlo"

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